Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Qui si raccolgono rime fantastiche: poesie, filastrocche, ninne nanne legate in qualche modo alla magia del fantasy...

Moderatore: Il Prenna

Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi nihal87 » 02/07/2010, 20:14

Autore: Cecilia Dart-Thornton

La Canzone di Commiato
La Canzone delle Lamentatrici
Canzone Popolare
Canzone da Taverna
La Canzone del Giorno della Ghirlanda
La Guerra dei Goblin


La Canzone di Commiato:

Rosa, tu che al deserto sei sbocciata
sulla duna da pioggia ora baciata,
sei sorprendente lampo, ahimè, fugace
che troppo presto rinsecchisce e giace.
Ricca di linfa, brilli di colori,
principessa fragrante sei dei fiori.

Tu che così resisti sei sì forte
da vivere dov'altri trovan morte.
La tua preziosa e insolita semenza
nella siccità dorme con pazienza.
Di volta in volta la tua stirpe dura
e una pausa attende nell'arsura
finchè la pioggia non torna a dilagare
e il deserto non si trasforma in mare.

Poi la tua veste indossi, la corolla,
le tue foglie che luce ora ingioiella.
Che lusso, quale insolita eleganza
che al sospiro del vento oscilla e danza.
Dei ruscelli del cielo la rugiada
bevi, quando sulla sabbia cada.
La terra addobbi con colori belli,
rosa polvere e giada, verdi e gialli.

E, se come rapido bacio svanirai,
nella mente di ciascuno resterai.
Tutto ci ricorderà il Ballo dei Fiori
quando saran scomparsi i tuoi odori.
Il tuo seme sepolto in sabbia dura,
è un'indomita sfida a quell'arsura.
Il seme agogna l'acqua e il suo ritorno,
e invincibile attende, notte e giorno.

Figlia paziente del deserto è la rosa,
che sempre a profumar torna ogni cosa.
Poichè non c'è al mondo una contrada
dove prima o poi pioggia non cada.



La Canzone delle Lamentatrici (per un rito funebre):

Ora tu parti in viaggio sul lago
mentre noi stiamo qui sulla riva.
Benchè allietati dalla tua salvezza,
i nostri cuori sono tristi.

Libera da ferita e da ogni male
tu vai per la tua strada. Noi
che restiamo soli ora soffriamo,
e sentiamo la tua mancanza.

Addio! Tu sei andata a riposare
dove non c'è più nessun dolore.
Ma forse laggiù oltre la sponda
ci incontreremo ancora.

Che i gigli d'acqua fioriscano
sopra il luogo del tuo ultimo riposo;
un tranquillo e gradevole sudario
di merletto vivente.

Il sole e la pioggia hanno formato
i fiori e tutto ciò che cresce al mondo.
Il fuoco e l'acqua posson divorare,
ed entrambi rinnovano ogni cosa.



Canzone Popolare:

C'era una volta il servo di un fattore,
Jack Gambapigra da tutti era chiamato.
Non era certo un gran lavoratore,
la sua passione era dormir sul prato.
Disse il padrone: «Oggi porta le capre
là presso il fosso e falle pascolare.
Su quella terra sì piena di sassi
che non possiamo arar né seminare.»

Così Jack Gambapigra andò nei campi
e chi trovò quando raggiunse il fosso?
Seduto là sull'erba della riva
c'era un ometto dal cappello rosso.
Jack in silenzio gli girò le spalle
e con un balzo a prenderlo fu lesto.
«Tutti dicono che tu abbia una pignatta
piena d'oro», gridò. «Dammela, presto!»

«Abbia pietà. Lasciami andare, amico!»
pregò l'ometto da lui accalappiato.
Ma Jack lo strinse forte. «Parla, dico,
o sarai sul momento strangolato.»
L'altro si arrese. «Ahimè, sia come vuoi»,
rispose, «è sottoterra la pignatta d'oro.
Ti condurrò sul posto, ma dovrai
scavarla fuori tu, col tuo lavoro.»

Jack fu guidato in una piana incolta
di cespugli coperta e fitti rami.
«Ecco», disse l'ometto, «qui è sepolta
la pignatta dell'oro che tu brami.»
E gli indicò un cespuglio forzuto
dicendo che doveva lì scavare.
Jack rise forte, essendo risaputo
che i wight non potevano mentire.

Ma poi si guardò intorno e, con stupore,
vide migliaia di cespi similari
che pur diversi nella posizione
erano uguali nei particolari.
«Metterò un contrassegno», disse allora,
«così la pianta io distinguerò.»
E dal collo levossi il fazzoletto
rosso e a quel cespuglio lo legò.

«Ora ti lascio andare, amico bello.
Ma», disse al wight, «in fede mia
prima dovrai giurar che il fazzoletto
da questa pianta non toglierai via.»
«Giuro ciò che tu vuoi», disse l'ometto,
«il contrassegno non sarà toccato.»
«Allora vai», concesse il giovane.
«Io sarò ricco e tu sei liberato!»

Jack vide che il terreno era sassoso,
gli occorreva un piccone per scavare.
Lasciò l'ometto con gesto generoso
e in paese andò a farselo prestare.
«Non siete astuti come credevate»,
disse,«voi wight col vostro gramarye.
Io so ben acchiapparvi nella rete,
perciò non datevi più tante arie!»

Ma quando tornò indietro sulla piana
pronto a scavar la terra col piccone,
già pregustando la pignatta d'oro
guadagnata con la sua furba azione,
sentì che il cuor gli si fermava in petto
dinanzi a uno scenario inaspettato:
poichè un rosso sgargiante fazzoletto
a tutti quanti i cespugli era legato!

«Scaverò allora sotto ogni cespuglio!»
gridò Jack Gambapigra furibondo.
«Non illudetevi d'avermi giocato.
Avrò il mio oro, quant'è vero il mondo!»
Ma, se il piccone non si fosse rotto
lasciandolo a metà nel suo lavoro,
ancor là lui sarebbe come un matto
a scavar buche in cerca di quell'oro.
Ultima modifica di nihal87 il 10/07/2010, 14:30, modificato 2 volte in totale.
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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi nihal87 » 02/07/2010, 21:06

Canzone da Taverna:

Una volta un bogie reclamò un campo del fattore Brown,
un campo fertile e liscio senza dossi e buche.
Al fattore non parve giusto che lui volesse il campo
e i due discussero a lungo, fino a un compromesso.

«Terra tu il campo, ma a una condizione», disse il bogie.
«Dovrai arare e seminare, irrigare e zappare
e quando verrà il giorno del raccolto lo dovrai mietere,
ma lo divideremo in due, metà a te, l'altra metà a me.»

Il fattore non ebbe altra scelta che accettare il patto.
A primavera disse al bogie: «E' tempo di arare.
E di seminare. Tu quale metà vuoi del raccolto?
Dovrò darti la metà superiore o quella inferiore?»

«Quella inferiore!» gridò il bogie. «Quella inferiore!»
«Quella inferiore! Quella inferiore! Quella inferiore!»

Con la falce mieté il raccolto e la sera disse:
«Le spighe a me. Tu prendi pure la metà inferiore.»

Stoppia e radici, stoppia e radici, stoppia e radici.
Tutto ciò che il bogie ebbe furono stoppia e radici!
Disse il bogie: «Questo affare non è stato a mio vantaggio.
Non mi farò gabbare più. La prossima volta sarò astuto.»

Trascorse un anno e venne la primavera
e il fattore Brown disse al bogie: «E' tempo di arare.
E di seminare. Tu quale metà vuoi del raccolto?
Dovrò darti la metà superiore o quella inferiore?»

«Quella superiore!» gridò il bogie. «Quella superiore!»
«Quella superiore! Quella superiore! Quella superiore!»

Così il fattore Brown seminò patate, annaffiò e zappò,
e quando furono pronte disse: «E' tempo di tirarle fuori!»
Con le sue mani scavò poi nella terra e delle piante
prese la parte inferiore, lasciando quella superiore al wight.

Stoppia e radici, stoppia e radici, stoppia e radici.
Tutto ciò che il bogie ebbe furono stoppia e radici!

Il bogie non era uno sciocco e cominciò a sospettare
l'imbroglio del fattore. Così l'anno dopo in primavera
disse: «Stavolta seminerai grano, poi tu e io mieteremo
metà per ciascuno, e chi finirà prima avrà il campo!»

«Una gara di mietitura, una gara con la falce!»
«E chi finirà prima avrà il campo!»

Il wight e l'uomo divisero quindi il campo in due.
Il fattore seminò entrambe le metà e inaffiò il grano.
Ma quando il raccolto fu maturo andò dal fabbro e disse:
«Voglio trecento chiodi, sottili come steli di grano.»

Il fattore prese i choidi e quella notte andò nel campo,
poi li piantò al suolo tra il grano nella metà del bogie.
Il wight era sicuro di vincere la gara e il mattino dopo
con baldanza gridò forte al fattore: «Pronto?... Via!»

Ruotando le falci come lampi i due si gettarono sul grano.
Brown andava veloce e il bogie non teneva il passo.
«Questi dannati steli sono duri!» lo udirono ringhiare.
E la sua falce si rovinò tanto da non poter tagliare il burro.

«Da non poter tagliare il burro! Da non poter tagliare il burro!
La sua falce si rovinò tanto da non poter tagliare il burro!»

Trascorsa metà della mattina, il wight chiese al fattore:
«Quando finirai?» E lui rispose: «Verso mezzogiorno».
«Allora ho perso», rispose il bogie. E detto questo
se ne andò, e non tornò più a seccare il fattore Brown.


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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi nihal87 » 02/07/2010, 21:12

La Canzone del Giorno della Ghirlanda:

Oh, le ragazze e i giovani escono
alla luce dell'alba
e rientrano con cesti pieni di fiori
profumati, nel dolce mese di mai-o.

Con un ehi-a-a-a
e un nonny-nonny-no
con un fa-la-la-la
tutti colgono fiori
nel mese di mai-o.

Essi vanno tra gli alberi e il verde
e raccolgono fiori ahi-o
e non c'è scena più gaia e felice
nel dolcissimo mese di mai-o.

Essi tutti danzano in lieto girotondo,
ad, come ridono e giocano, ahi-o.
A piena voce, oh, cantano sui prati
e ognuno nel....
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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi claudia » 02/07/2010, 21:14

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
L'ultima è carinissima.
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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi nihal87 » 02/07/2010, 21:25

claudia ha scritto::lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
L'ultima è carinissima.


dici quella del bogie??? :lol: ce ne sono tantissime in questo libroooo!!
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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi nihal87 » 02/07/2010, 21:43

La Guerra dei Goblin:

In un tempo lontano i goblin malvagi
scesero dalle montagne occidentali,
le città dei mortali strinsero d'assedio
e nella notte nera sparsero il terrore.

In molte battaglie gli uomini e i wight
ferocemente si scontrarono fra loro.
Ma quella che avvenne a Colle Argento
tra le più grandi ancora è ricordata.

Dai forti di montagna scesero le orde
dei goblin levando orride grida.
Ma pronti per la guerra furon saldi
nella difesa i fanti slievmordhuani.

Sempre a sud si volgevano gli uomini
aspettandosi di vedere al più presto
tre compagnie di rinforzi ben armati
sopraggiungere per unirsi a loro.

«Terremo duro», gridò un ufficiale,
«finchè le nostre truppe non verranno.
Non cederemo mai Colle Argento!
Difendetelo con le vostre vite!

E' il cavaliere Sèan di Bellaghmoon
che ci comanda in questo duro scontro.
Nessun uomo più prode e valoroso
vide mai sorgere la luce del giorno.»

Ma i goblin continuavano a sbucare
dalle immense caverne senza sole.
In segreto essi avevan sguinzagliato
gli astuti e truci coboldi loro schiavi,

che di nascosto e protetti dal buio
per terre senza sentieri eran sciamati.
Furon costoro ad aggredire nel sonno
le truppe giunte da nord, e a sterminarle.

Per tutta la notte sopra Colle Argento
il cavaliere Sèan di Bellaghmoon
si battè fianco a fianco con i suoi prodi,
e quando sorse il sole furon lieti.

Perchè senza l'aiuto della notte
i goblin eran costretti a ripararsi.
Ma fu un'orrida scena da carnaio
quella che i militi dovettero guardare.

«Ahimè!» gridò il cavaliere Bellaghmoon,
angosciato dal sangue che vedeva.
«Un triste fato i rinforzi hanno incontrato,
altrimenti ormai sarebbero tra noi!»

«Dobbiamo ritirarci», dissero i capitani,
«prima che il sole tramonti e ci abbandoni.
Perchè nel buio i goblin torneranno,
ci schiacceranno col doppio delle forze.»

Ma il coraggioso Sèan di Bellaghmoon
gridò: «Mai volgerem le spalle nella fuga.
Di difendere Colle Argento io ho giurato
finchè la morte non mi chiederà il suo prezzo.»

I soldati restaron dunque sull'altura,
consapevoli che non c'era alternativa,
e allorchè all'occidente il sole scese
essi affilarono bene spade e lance.

Ma quando vennero i goblin quella notte
col loro numero travolsero i mortali.
E non ci fu scampo per il cavaliere
Bellaghmoon e i suoi eroici capitani.

Di quei prodi il nemico volle issare
sulle picche le nobili teste mozze
e le portò tra le montagne impervie
per esibirle sulle mura dei forti.

Sopra le porte del regno dei goblin
essi appesero quel funesto bottino.
E sibilarono i venti quella notte
e rotolarono sulle giogaie i tuoni.

Ma l'animoso Sèan che tanto bene
seppe lottare non si sacrificò invano.
E ancor oggi i menestrelli e i bardi
nelle ballate elogiato il suo nome.

Perchè sapendo di non aver speranza
obbedì all'ordine del suo sovrano
e ignorando tutte le avversità
volle restar fedele alla corona.
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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi gio » 03/07/2010, 8:15

Ma che belle Nihal, grazie!
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Re: Da "The Crowthistle Chronicles - L'Albero di Ferro"

Messaggiodi nihal87 » 10/07/2010, 14:30

gio ha scritto:Ma che belle Nihal, grazie!


ringrazia l'autrice ;) peccato per l'interruzione della saga :cry:
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