Nessuno (Nemos Malmacca): presentazione e diario

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Re: Nessuno (Nemos Malmacca)

Messaggiodi SeanMacMalcom » 13/04/2010, 14:20

SeanMacMalcom ha scritto:Grazie! :mrgreen: :mrgreen: Come ho accennato all'altro tavolo, è molto liberamente ispirato al mito di Robert Johnson! :mrgreen:
Anzi... quasi quasi presento alcune canzoni a tal riguardo... come "Cross Road Blues" e "Hellhound on my Trail"... :ugeek:


viewtopic.php?f=43&t=1322 :ugeek:
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Retrospettiva n. 3

Messaggiodi SeanMacMalcom » 14/04/2010, 10:06

Nessuno, privo di pietà, aveva osservato il mercante Maccabi essere ucciso dai briganti.
Nessuno, privo di pietà, aveva ucciso i sei briganti, piombando sopra di loro freddo come la morte che tanto rapidamente e semplicemente aveva lì dispensato.
Nessuno, posto di fronte a Joel e Tala, aveva però deciso di non levare la lama della propria falce anche su di loro, in quello che, in verità, sarebbe dovuto esser considerato forse quale atto di pietà verso i due orfani.

Sebbene, nella propria natura di drow, i principi e la morale da lui seguiti non sarebbero potuti esser considerati quali effettivamente consoni con quanto comunemente considerato "giusto" o "sbagliato" presso la razza degli uomini, presso gli elfi delle selve o i nani delle montagne, più di sei anni prima Nessuno aveva scoperto di essere incapace di negare la vita a una creatura innocente, unica ragione per la quale, invero, era allora riuscito a comprendere il proprio terribile errore, lo sbaglio blasfemo commesso nel rinnegare con tanta leggerezza e incredibile egoismo il dono concessogli da parte della sua amata Nora, con il suo stesso sacrificio.
Settanta volte sette vittime innocenti da accumulare in sette anni: tale era stato il prezzo concordato con oscuri e terribili dei innominati e innominabili che aveva invocato per ottenere la possibilità di poter abbracciare nuovamente la propria amata Nora, colei che aveva dato la vita per salvare la sua. Ma, nel levare la lunga falce maledetta sopra il capo della prima di tali cinquecentocinquantatre vittime designate, egli si era ritrovato bloccato, inibito nel proprio pensiero, nella propria volontà, impossibilitato a mietere tanto freddamente, a richiedere un simile pegno da chi non avrebbe potuto mai meritare tale fine.
E in questo, Nessuno si era condannato a morte, aveva condannato la propria anima ad atroci ed eterne sofferenze, quali, al termine di quei sette anni, gli oscuri dei lo avrebbero destinato sino alla fine dei tempi e anche oltre.
E in questo, Nessuno non avrebbe mai potuto negare a Joel e Tala, i figli del mercante Maccabi, la loro vita, il loro futuro, per quanto nella loro condizione di orfani questo avrebbe potuto esser loro riservato qual privo di ogni speranza, di ogni aspettativa.

« Signore... » lo richiamò la voce del maschio, emergendo dal cumulo di coperte entro le quali fratello e sorella avevano cercato riparo per la notte, sorvegliati in ciò dallo sguardo vigile e costante del loro nuovo guardiano, del protettore designato dal fato a custodire su di loro sino all'arrivo alla città Murata.
« Dormi. » replicò, volgendo a lui i propri occhi rossi, perfettamente in grado di coglierlo anche nella notte più cupa grazie alla propria naturale capacità di infravisione « Domani ci attende un lungo percorso. »
« Cosa state facendo, signore? Voi non riposate? » intervenne la voce della femmina, evidentemente non più addormentata di quanto non fosse il fratello.
« Dormite. » insistette egli, riavvolgendo la pergamena sulla quale, sino a quel momento, era stato impegnato a scrivere « Non amo ripetermi. »
« Signore... voi avreste potuto salvare nostro padre? » domandò Joel, offrendo allora voce a un interrogativo che, evidentemente, stava torturando quelle due giovani menti ormai da ore.
« Sì. »
« E perché non lo avete fatto? » prese voce Tala, con le lacrime agli occhi « Perché lo avete lasciato morire? »
« Perché il suo destino non era affar mio. Il suo fato non era mia preoccupazione. » rispose con assoluta sincerità e inumana freddezza.
« Ucciderete anche noi? »
« No. »
« Perché? »

Un lungo istante di silenzio calò sul compatto gruppo a conclusione di quelle parole, in conseguenza dell'attesa propria dei giovanissimi figli del mercante Maccabi per una risposta da parte del loro salvatore e, parallelamente, dell'attesa propria di Nessuno volta alla speranza di non dover cercare concreta risposta a tale interrogativo.

« Figli dell'uomo. Ascoltate le mie parole e fatene tesoro, oggi così come in ogni altro giorno in cui vi sarà concesso di vivere. » riprese alfine parola, nell'evidenza che i due non gli avrebbero concesso possibilità di requie in assenza di una qualsiasi replica « Mai... mai domandare a un drow il perché egli vi abbia concesso salva la vita: tale interrogativo, infatti, potrebbe tragicamente indurlo a ripensare alla scelta compiuta, volgendo, ora, a vostro sfavore. »

Un consiglio, un insegnamento di vita, una minaccia, quella intrinseca in tali parole, che non ebbe occasione di rassicurare gli animi dei due superstiti, i due soli eredi del mercante Maccabi, i quali, loro malgrado, a quell'oscura presenza avrebbero pur dovuto offrire riferimento ancora per qualche giorno, almeno sino a quando il loro cammino non li avesse portati sino alla città Murata.

« E ora dormite. »
« Signore... » invocò Tala, con un alito di voce quasi impercettibile « A chi stai scrivendo quella lettera? »

Alcuna risposta, però, le fu allora riconosciuta, costringendola a mantenere per sé i propri dubbi, le proprie curiosità.
E Nessuno, in silenzio, svolse nuovamente il foglio di pergamena ancora stretto fra le mani, per poter riprendere la scrittura così interrotta.
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Lettera n. 1

Messaggiodi SeanMacMalcom » 15/04/2010, 11:28

Mia amata Nora,

eccomi, ancora una volta,intento a scriverti una missiva che, per quanto mai ti potrà esser consegnata nella propria fisicità, spero possa comunque raggiungerti nella propria sostanza, nel proprio messaggio, a te consegnata nella benevolenza della vergine oscura.

Come già negli ultimi giorni, anche oggi la mia giornata è trascorsa in compagnia questi cuccioli figli dell'uomo, i bambini umani che il fato ha voluto porre sul mio cammino.
La nostra convivenza forzata, in questo viaggio verso la città Murata, sta diventando sempre più difficile da mantenere per me. I figli dell'uomo, per quanto esteriormente pur simili a noi elfi, rappresentano una devianza difficile da sopportare, difficile da tollerare, e la loro giovane età, in tutto ciò, impone ulteriore peso, ostacolo, su un rapporto tutt'altro che naturale. Il chiasso che li accompagna in ogni istante, a ogni loro passo, frastorna il mio udito, e il loro odore, beh, offende il mio olfatto.
Non voglio imputar loro reale colpa per questa ragione, comprendendo come non possano esimersi da quelli che pur sono i limiti della loro natura umana. Ciò nonostante non posso evitare di agoniare al momento in cui la nostra meta sarà raggiunta e, finalmente, il loro destino non sarà più affar mio.

Domani.
Domani, prima del meriggio, in gloria di Eilistraee, la città Murata, la capitale dei figli dell'uomo ai quali essi erano diretti prima di questo spiacevole interludio, si offrirà innanzi al nostro sguardo.
E, allora, non mi sarà più imposta la tortura delle loro domande, l'assillo della loro curiosità.

Le loro domande, la loro curiosità, continua a costringerli nella direzione delle ragioni poste alla base della morte del loro genitore, colui che, come già ho avuto modo di scriverti, essi mi accusano di non aver salvato, nel non esser intervenuto in sua difesa allo stesso modo in cui sono intervenuto in loro. E in tanta insistenza, nella caos imposto dalla loro presenza, in certi momenti non posso evitare di riservarmi a mia volta dubbi a tal riguardo, a simile proposito.

Perché ho lasciato morire quel figlio dell'uomo?
Perché non sono intervenuto in suo soccorso pur avendo ampia occasione di farlo?

Solo quando finalmente vengo graziato dal silenzio della notte, le risposte a tali questioni sorgono immancabili nel mio cuore, nel mio animo: non era affar mio; il suo fato non era mia preoccupazione.
Ho provato a spiegarlo loro. Ho provato a ripeterglielo, per quanto odi perdere in tal modo il mio tempo.
Ma non sono stato compreso, non sono stato apprezzato.

E' questo il premio derivante dall'averli graziati da una morte certa?
E' questa la ricompensa atta a rendermi grazie per il mio intervento in loro soccorso?

Stupido...

Sono uno stupido.
Sto qui a lamentarmi con te di premio, di ricompensa, di gratificazione, quando io, per primo, sono reo di simile egoismo, di tanta stolidità. Io che ho sprecato il tuo dopo, io che non ho voluto riconoscerti merito per il tuo sacrificio, gettando la mia vita e il mio futuro in un osceno baratro privo di possibilità d'uscita.

Perdonami Nora.
Perdonami se, dopo quasi sette anni, ancora dimostro tanta ottusità.

Mi manchi. Mi manca la tua presenza e la luce che essa sapeva concedermi.
L'immortalità è un'oscena condanna in tua assenza, privato della gioia, del piacere derivante dalla tua presenza davanti ai miei occhi, nella mia vita quotidiana.
E in simile sofferenza, in tale dolore, ogni giorno temo di perdere il senno.

Ma non posso permettermelo.
Non devo permettermelo.

Non devo rendere vano il tuo amore, non devo disonorare la tua memoria.

A domani, mia dolce regina della notte.

Ti amo... e ti amerò per sempre.

Tuo Nemos
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Re: Nessuno (Nemos Malmacca): presentazione e diario

Messaggiodi yui00 » 16/04/2010, 21:10

Altro che paladini della giustizia, Nessuno e Zara si comprenderebbero alla perfezione. :ugeek:
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Re: Nessuno (Nemos Malmacca): presentazione e diario

Messaggiodi SeanMacMalcom » 16/04/2010, 21:40

yui00 ha scritto:Altro che paladini della giustizia,


Io non ho mai parlato di desiderio di giustizia... ma solo di improvviso decremento nella popolazione di briganti nella Terra di Altrove! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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Re: Nessuno (Nemos Malmacca): presentazione e diario

Messaggiodi yui00 » 16/04/2010, 21:45

SeanMacMalcom ha scritto:
yui00 ha scritto:Altro che paladini della giustizia,


Io non ho mai parlato di desiderio di giustizia... ma solo di improvviso decremento nella popolazione di briganti nella Terra di Altrove! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:


Sì sì, lo so, era una mia battuta infatti :mrgreen: :lol: :lol: :lol:
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Lettera n. 2

Messaggiodi SeanMacMalcom » 02/05/2010, 18:21

Mia amata Nora,

alfine sono giunto alla Città Murata e, questa sera, ti sto scrivendo dalla camera di una locanda, nella quale sono stato costretto a ricercare ospitalità nell'impossibilità di riuscire a concludere in maniera rapida e indolore la questione dei due cuccioli figli dell'uomo che mi sto trascinando dietro da giorni.

Come ben sai, erano mesi che evitavo accuratamente qualsiasi grande insediamento, umano o non, preferendo, ove necessario, far riferimento a piccoli villaggi, fattorie isolate... insomma, luoghi ove la mia presenza non potesse risultar eccessivamente appariscente o dove, anche in tal caso, scarse sarebbero state occasioni per pubblicizzare tale evento.
Qui... beh... insomma... ho l'impressione che dal momento stesso in cui ho varcato la soglia d'ingresso di questa città, chiunque sia stato informato che un elfo oscuro, un drow, o in qualunque altro modo possa essere preferito addittare un espondente della nostra razza, è sopraggiunto, accompagnato da due pargoli umani. Un quadro tutt'altro che naturale, quello di cui mi sono reso protagonista, che non ha potuto evitare di scatenare gli sguardi negativi di molti benpensanti i quali, probabilmente, hanno trattenuto per se ogni commento unicamente in conseguenza della vista della mia falce.

Bramo una rapida conclusione di questa mia attuale permanenza in città.
Non ho nulla da spartire con questa gente... i loro problemi non sono i miei... i miei problemi non sono i loro...
Il mio stile di vita non potrà mai evitare di essere malgiudicato sotto lo sguardo dei loro costumi, dei loro canoni... allo stesso modo in cui il loro cibo, per quanto probabilmente apprezzabile o pregiato, non potrà mai evitare di turbare il mio olfatto e il mio gusto, nonostante ormai da anni sia costretto a una dieta ben lontana da quella con la quale siamo cresciuti.

E' strano... un tempo avrei dato la vita per poter essere lontano dalla nostra gente. E, ora, quasi mi manca.
Sciocco che sono.
Ciò che mi manca non è la nostra gente, non sono le nostre tradizioni... sei tu.

E' così difficile andare avanti, giorno dopo giorno, senza di te.
Mi manchi...

A domani, mia dolce regina della notte.

Ti amo... e ti amerò per sempre.

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