Easy Rider (USA, 1969), regia di Dennis Hopper, con Peter Fonda, Dennis Hopper e Jack Nicholson.
Easy Rider non nasce per essere un capolavoro.
Probabilmente non nasce neppure per essere un vero e proprio film.
Ciò nonostante è un film che, senza volerlo, ha segnato la storia del cinema, consegnando ai posteri una critica alla società americana della fine degli anni '60, offrendo spazio senza troppo romanticismo, senza eccessiva epica, uno spaccato su un volto poco gradevole degli Stati Uniti.
Poco gradevole perché non in contrasto a grandi valori universali, come potrebbero essere film di denuncia contro il razzismo nel meraviglioso e storicissimo
Malcom X di Spike Lee, o nel più romanzato e pur sempre splendido
American History X di Tony Kaye: se, infatti, questi due esempi, come molti altri, possono essere film duri, spesso al punto tale da far storcere il naso, entrambi sono pur film "giusti", capaci di trasmettere una denuncia incontestabile a livello universale. Diverso è
Easy Rider... che con la sua aperta critica verso il modo comune di vivere le proprie vite quotidiane del mondo occidentale, può risultare facilmente "offensivo" anche per lo stesso spettatore, che, nel rifiutare di riconoscersi in una certa descrizione, può reagire con un netto rifiuto verso questa pellicola.
Ma dietro a tanta violenza, a tanta trasgressione, a tante altre cose... dove deve essere ricercato il vero valore di questo film?
A mio umile avviso solo in un dialogo, intercorso fra un giovanissimo Jack Nicholson e l'ormai fu Dennis Hopper...
http://www.youtube.com/watch?v=4So38ZMnd-ULa libertà fa davvero tanta paura? Io credo di sì... e, personalmente, non posso negare di provare io stesso un certo timore verso la libertà nel suo senso più assoluto, nel suo valore più puro. Non quella libertà tanto invocata da politici e adolescenti, non quella libertà tanto sostanzialmente tradita da quasi chiunque ne parli, quanto la libertà vera, autentica, che è così effimera, così fugace, difficile da riconoscere, difficile da apprezzare e, soprattutto, difficile da mantenere.
Una libertà, che come anche in
Easy Rider non si manca di sottolineare, è innanzitutto una condizione mentale... che non può essere posta in alcuna relazione neppure con il denaro, pur alla base delle nostre vite in una società capitalista quale è la nostra, arrivando, anzi, a esserne forse l'esatto opposto, al punto da considerarsi "fregati" alla prospettiva di essere diventati ricchi, perché la ricchezza non significa libertà.
Easy Rider non è un film per bambini.
E non è un film per adolescenti e, forse, non è neanche un film per adulti.
E' un film difficile, duro, che non lascia spazio alla speranza, che non offre alcuna luce nelle tenebre.
Ma è uno di quei film che, almeno una volta nella propria vita, deve essere visto... a costo di ritrovarsi a essere offesi da tale visione.
Per la trama completa del film e un'interessante analisi sulla medesima, rimando a questo link:
http://www.activitaly.it/immaginicinema ... yRider.htmIn appendice, mi permetto di citare una famosa canzone dei Nomadi, che ritengo più che indicata qual accompagnamento per questo film:
http://www.youtube.com/watch?v=rPpshyl9CEoCome potete giudicar
come potete condannar
chi vi credete che noi siam
per i capelli che portiamo
facciamo così perché crediamo
in ogni cosa che facciamo
e se vi fermaste un po' a guardar
con noi parlar
v'accorgereste certo che
non abbiamo fatto male mai.
Quando per strada noi passiamo
voi vi voltate per guardar
ci vuole poco ad immaginar
quello che state per pensar
ridete pure se vi pare,
ma non dovreste giudicare
e se a voi questo modo di pensar
a voi non va
cercate solo di capir
che non facciamo male mai.
Come potete giudicar
come potete condannar
chi vi credete che noi siam
per i capelli che portiamo
facciamo così perché crediamo
e se vi fermaste un po' a guardar
con noi parlar
v'accorgereste certo che
non abbiamo fatto male mai.P.S. da quando nel 2000 ho iniziato a farmi crescere i capelli, mia nonna paterna mi chiede continuamente di tagliarli, perché così sembro un delinquente.