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il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 16:02
di gio
Prendo spunto da questa riflessione di Licia Troisi sull'uso del web da parte di molti

http://www.liciatroisi.it/2013/05/14/si ... ducazione/

per chiedervi cosa ne pensate...

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 18:28
di Elli
Personalmente da quando bazzico su Internet ho visto che cose che mai nella vita avrei creduto possibili, e parlo proprio del comportamento aggressivo e maleducato tenuto da molti. Credo che esprimere la propria opinione comodamente seduti davanti a uno schermo, picchiettando su dei tasti e senza guardare in faccia la persona con cui si sta parlando, dia a molti un "coraggio" (se così vogliamo chiamarlo) e una sfrontatezza che nella vita reale non avrebbero mai. Alcuni (troppi?) individui si sentono inebriati dal potere dell'anonimato e ne approfittano per dare sfogo alle proprie frustrazioni. Tanto non ci sono conseguenze...
Come dicevano nell'articolo citato, è vero che volendo si può rintracciare qualcuno che ci ha insultato/diffamato su Internet, ma in quanti casi ne varrebbe davvero la pena?
Ovviamente in tutto questo i personaggi più in vista sono la punta dell'iceberg, ed è "normale" (normale nel senso di "fisiologico", non certo di "giusto") che vengano bersagliati. Se su blog, forum e social network poveracci del tutto sconosciuti vengono lapidati ed esposti alla pubblica gogna per aver magari espresso la propria opinione su qualcosa, figuriamoci cosa accade a personaggi noti, magari scomodi o controversi. Potremmo dire che sono le regole del gioco. Questo naturalmente non giustifica la maleducazione, e penso che nei casi in cui si riconosce che la dignità di una persona o la sua reputazione sono stati messi seriamente a repentaglio si dovrebbe intervenire. Il problema però è: chi decide quando questo è accaduto? Chi pone una linea di confine da non valicare? La risposta, per quanto mi riguarda, è un grande... boh? :P
La verità è che la gente dovrebbe sempre e comunque riflettere prima di "parlare", ricordare che dall'altro lato di quello schermo ci sono delle persone, che quello che fai e dici in Rete ha comunque delle conseguenze su di loro e che anche con le parole si può fare del male a qualcuno. Il fatto che tu possa insultare qualcuno senza conseguenze non significa che tu debba farlo. Ma tant'è... :roll:

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 18:41
di SeanMacMalcom
Ho sempre pensato che la rete, sin da quando intorno al '97-'98 ho iniziato a frequentarla nei primi forum, fosse una sorta di amplificatore, in grado di portare all'eccesso qualunque carattere, tanto nei propri aspetti migliori, quanto in quelli peggiori. Per come la vedo io, e pur sarei lieto di essere smentito, non esiste un comportamento da web e uno da real life: se uno è cafone nella vita reale, lo sarà anche nel web... e, come sottolinea anche la Troisi, con maggiore disinibizione, in conseguenza all'assenza di un contatto fisico tale da spingere a un qualche freno psicologico fra idea e azione.

In questi quindici anni di frequentazione di internet, praticamente metà della mia vita, ho visto molte cose, ho provato molte cose. Ho partecipato ai primi gruppi di discussione su Usenet. Ho frequentato i primi forum. Ho sfruttato mIrc. Ho giocato a GDR via mail, via forum e anche via chat. Sono persino arrivato a essere amministratore di una "città GDR". Ho visto nascere Facebook e l'ho abbandonato non appena hanno iniziato a chiedermi l'"amicizia" gente che abitava nel mio quartiere e che non vedevo da decenni, trovando ipocrita tale necessità di contatto. Sono stato un fiero utilizzatore di Twitter quand'ancora in Italia era un fenomeno di nicchia, in assenza di una traduzione locale. E, infine, sono stato un blogger.
Quanto, tuttavia, non è mai cambiato, in questi quindici anni, è l'evidenza di come l'aggressività repressa nel mondo reale troppo spesso viene sfogata in rete, considerando la rete come una sorta di zona franca, dove tutto può essere detto, proclamato, gridato, senza regole, senza leggi. Purtroppo, anche in questo senso, l'interpretazione del web ha da considerarsi tipicamente italiana, non diversamente dal senso che viene dato a qualunque bene di uso comune.
Così come, infatti, il marciapiede può essere inzozzato perché, tanto, è di tutti; così come, ancora, i mezzi pubblici possono essere distrutti perché tanto sono di tutti; anche il web può essere seviziato perché tanto è di tutti. Dove "tutti" non viene mai inteso quale "anche mio" ma come "di nessuno". Perché non credo che tutti coloro che lasciano le feci del proprio cane in mezzo alla strada, schifandosi a raccoglierle, si tengano le feci in mezzo al pavimento del soggiorno in casa propria.

A margine di ciò, poi, c'è da fare un'altra considerazione. In questi ultimi anni, siamo stati abituati alla maleducazione come normale forma di dialogo. Un dialogo che non vuole essere realmente tale, ma che ambisce soltanto a divenire un monologo gridato. Sempre meno persone, infatti, sono interessate ad ascoltare quanto altri hanno da dire; mentre tutti sono interessati a gridare a squarciagola la propria opinione per imporsi all'attenzione di tutti. E non appena si cerca di invitare all'uso di toni più civili, subito ci si ritrova additati quali liberticidi.
Ormai persino il rispetto delle regole grammaticali della lingua italiana è inteso qual un comportamento sciovinista, da evitare e da criticare, perché tanto non è importante la forma ma il contenuto. Peccato che poi, anche a livelli di contenuto, troppo spesso, si sia decisamente carenti.

Insomma... è Italia anche questa. E così come, troppo facilmente, all'estero, è facile individuare gli italiani dai loro schiamazzi; anche in rete si finisce per offrire la stessa spiacevole immagine.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 18:49
di SeanMacMalcom
Un'ultima considerazione, un po' "forte"...

Per quanto mi riguarda, qualunque comportamento considerabile apologia di reato, andrebbe sanzionato in maniera commisurata al reato in questione. Perché non è retorica, né populismo, sottolineare come a furia di insistere nell'invitare alla violenza contro qualcuno o qualcosa, presto o tardi si troverà chi, meno codardo rispetto ad altri, vorrà assumersi il tragico peso della traduzione in fatti di tali suggerimenti.

E, per inciso, a chiunque incita a comportamenti discriminatori o peggio, a chiunque assume posizioni, fossero anche soltanto "goliardiche" in favore di atti razzisti, omofobi o misogini, inneggiando a violenze, stupri o, addirittura, omicidi qual risposta "provocatoria" in contrasto tanto al potente quanto al poveraccio di turno; dall'alto della mia indole liberticida io imporrei un'interdizione perpetua dalla rete o da qualunque altro mezzo di contatto con il mondo.
Perché se è pur vero che la libertà di parola è un diritto, credo che sia altrettanto vero che si debba meritarla.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 18:59
di saxosax
Io sono d'accordo su tutto quello che dite (approposito, ciao a tutti!! scusate ma siamo a fine campagna elettorale qui a treviso e non ho neanche tempo di respirare :-P ), vi invito però a non farvi intimorire dalla nuvola di polvere all'orizzonte.
I casinisti, per loro natura, fanno un gran casino e sembrano molti di più di quelli che sono in realtà, semplicemente perché la maggior parte della gente sensata preferisce non prestar loro attenzione e non scendere a quel livello (parla con uno scemo e la gente vedrà due scemi che parlano). Internet straripa letteralmente di gente in gamba che crea cultura e informazione, che mette in rete le idee e che risolve problemi, che comunica e si ritrova, che condivide e che si diverte nel più totale rispetto degli altri. In internet ormai si fa politica, si fa informazione, si fa cultura... non perdiamolo mai di vista.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 21:07
di nihal87
Uh uh bella conversazione.
Allora... io penso una cosa: Educazione non è il contrario di libertà.
L'Educazione è una di quelle cose che si discosta sia da parole come "ragione", "torto","libertà" ecc
Essere educati significa rispettare il prossimo, ovvero non insultare in maniera veemente e arrogante.

Quello che io ho scritto del libro di GL D'Andrea e quello che gli ho detto nel mio primo (nel secondo avevo rotto ogni ritegno) post erano diversi dalla sua opinione, ma educati a parer mio. La sua risposta è stata maleducata. Indipendentemente dal suo orgoglio di autore ferito e indipendentemente da quanto sudore avesse sprecato su quel libro, lui non aveva alcun diritto di replicare a quel modo. La vicenda me lo fece etichettare come un pessimo autore, un pessimo interlocutore e decisamente una pessima persona.
Non perchè la sua idea di "bel libro" si scostasse dalla mia, ma perchè era stato semplicemente e puramente maleducato. Avrei capito il pessimo autore, ma per me è stato peggio scoprirlo anche una pessima persona.

Effettivamente internet permette ciò che le relazioni umani certe volte non permettono. Alcune persone sono reticenti nel dire la loro (io no :twisted: ) e quindi dal vivo preferiscono starsene mogi a fissare il pavimento. Tutto questo loro reprimersi li fa diventare belve su internet!!!
Il cosidetto anonimato consente loro di sbizzarrirsi!!!
Ci sono alle volte che ho pensato anche che lo facciano appositamente per vedere cosa succede.
Mi è capitato con una recensione straniera del "Piccolo Principe" in cui il lettore accusava tutti gli altri lettori di essere idioti in quanto quel libro faceva schifo ed era interamente copiato da "Haven's Gate". Un utente ha fatto notare al troll che Haven's Gate ha quasi 40 anni in meno del Piccolo Principe e che non si può copiare qualcosa che non esiste.
Comuque il recensore trolloso insultava tutti coloro che avevano apprezzato il libro in tutti i modi possibili e poi non aveva più replicato. (qui la recensione suddetta :arrow: http://www.goodreads.com/topic/show/1244718)
Quindi mi chiedo.... perchè l'ha fatto?
Mi aspetto che una persona su internet cerchi un pò di confronto, ma in questo caso sono state invettive e null'altro. Quindi qual è stato lo scopo della cosa?

Certo è che internet non può essere regolata in questo senso.
Lo può essere nei singoli blog o forum, ma in altri modi no!
Vuoi denunciarli per diffamazione? Va bene, ma mettere dei paletti preventivi su internet sarebbe l'inizio della fine.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 21:26
di gio
A proposito di internet visto come zona franca, c'è stata di recente una sentenza del tribunale di varese che ha condannato la proprietaria di un sito/blog per un commento offensivo (verso terzi) scritto da un utente anonimo (che non è stato rintracciato)

http://www.tomshw.it/cont/news/la-diffa ... 586/1.html


L'idea della responsabilità dei gestori di forum&co ha sicuramente un suo perchè, ma non andare a rintracciare l'autore del commento, punendo solo il proprietario del sito, che senso ha?

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 21:29
di gio
A margine di ciò, poi, c'è da fare un'altra considerazione. In questi ultimi anni, siamo stati abituati alla maleducazione come normale forma di dialogo.


ahimè molto vero. questo anche grazie al mezzo televisivo....

Un dialogo che non vuole essere realmente tale, ma che ambisce soltanto a divenire un monologo gridato. Sempre meno persone, infatti, sono interessate ad ascoltare quanto altri hanno da dire; mentre tutti sono interessati a gridare a squarciagola la propria opinione per imporsi all'attenzione di tutti
.

anche questo è proprio vero, ed è parecchio triste!

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 22:49
di SeanMacMalcom
gio ha scritto:L'idea della responsabilità dei gestori di forum&co ha sicuramente un suo perchè, ma non andare a rintracciare l'autore del commento, punendo solo il proprietario del sito, che senso ha?


Premessa:

Dura lex, sed lex.

Se prendo l'auto di un mio amico e vado a 200 km/h davanti a un autovelox tarato su 50 km/h, la multa la danno in automatico al mio amico. Poi, eventualmente, sarà sua responsabilità quella di dimostrare che ero io al volante, per far sì che la multa mi venga rigirata.

Tutto il resto:

Nel caso specifico dell'articolo da te citato, comunque, credo che sarebbe interessante accedere agli atti per verificare effettivamente i termini della condanna. Perché un altro problema della rete, e del giornalismo moderno, è che troppo spesso una notizia non viene né approfondita, né realmente verificata prima di essere diffusa, magari in termini anche ambigui, e tali da far intedere qualcosa di ben distante dalla realtà dei fatti.

Facendo riferimento alla fonte citata http://www3.varesenews.it/varese/blogger-condannata-ecco-la-sentenza-262390.html e agli stralci che offre, si può notare che il caso specifico ha assunto un valore particolare in conseguenza alla natura del sito (forum) in questione.
In particolare...

Reato:
del delitto previsto e punito dagli artt. 81 cpv. e 595, commi 1, 2 e 3, c.p., nonché 13, Legge n. 47/1948 e perseguibile ai sensi dell’art. 30 della Legge 223/1990, perché, in più momenti esecutivi del medesimo disegno criminoso, comunicando con più persone attraverso la rete iInternet ed in particolare diffondendo notizie e scritti, utilizzando il proprio nome e cognome o, anche, utilizzando lo pseudonimo di Y, sul sito Internet www.[...].org, intraprendeva una campagna denigratoria nei confronti delle case editrici a pagamento (di cui all’acronimo EAP), campagna denigratoria denominata NOEAP, per mezzo della quale ledeva la reputazione di ST in quanto rappresentante della casa editrice Z[…], con sede legale in […]
In particolare, pubblicando tali asserzioni sul citato sito internet, affermava che:
  • la casa editrice Z[…] doveva essere considerata “a pagamento”;
  • ST aveva offeso ed insultato LR, con parole in realtà mai pronunciate dall’interessata;
  • apostrofava gli editori a pagamento, tra i quali includeva ST con gli epiteti “cloache editoriali”; “truffatori”; “signori truffa”; “cosche mafiose” “strozzini” e simili;
  • attribuiva a ST affermazioni e frasi mai profferite;
  • diffondeva immagini virtuali riferibili a ST atte a ridicolizzare la stessa;
  • indicava la casa editrice Z[…] come “stampatore, editore che non offre distribuzione e produzione e produttore di libri di pessima qualità”;
  • offendeva direttamente ed esplicitamente ST con i seguenti epiteti “arpia”; “repressa del cazzo”; “urticante peggio di una medusa”; “non ha altro da dire che non siano le solite stronzate”.


Responsabilità penale:
Nel caso di specie il sito www.[...].org non ha caratteristiche di informazione ascrivibili alla “stampa” ma costituisce la base per la costruzione di un gruppo settoriale di interesse, composto da scrittori esordienti, o aspiranti tali, mediante la discussione di temi comuni (valga il richiamo a Cass., III, n. 10535 dell’11 dicembre 2008 – 10 marzo 2009).

Ne discendono le conseguenze qui rilevanti.

Quanto alla qualificazione del fatto è corretto da parte del Pubblico Ministero parlare di comunicazione con più persone; sussiste l’aggravante di cui all’art. 595, terzo comma, c.pen. sotto il profilo dell’utilizzazione di “mezzo di pubblicità”, non sotto il profilo dell’essere l’offesa recata “col mezzo della stampa”.

Quanto all’attribuzione soggettiva di responsabilità all’imputata, essa è diretta, non mediata dai criteri di cui agli artt. 57ss. c.pen.; la disponibilità dell’amministrazione del sito Internet rende l’imputata responsabile di tutti i contenuti di esso accessibili dalla Rete, sia quelli inseriti da lei stessa, sia quelli inseriti da utenti; è indifferente sotto questo profilo sia l’esistenza di una forma di filtro (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi specificamente approvati dal dominus), sia l’inesistenza di filtri (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi genericamente e incondizionatamente approvati dal dominus).

Non è certamente idonea a escludere la responsabilità penale dell’imputata la clausola di attribuzione esclusiva di responsabilità agli autori dei commenti contenuta in un “regolamento” di natura esclusivamente privata per l’utilizzazione del sito (gli autori, semmai concorrono nel reato, ma di essi in questo processo non vi è traccia di identificazione, né sono imputati).


In altre parole, da quanto sopra cosa sembra emergere?
Sembra emerge che:
  • la diffamazione vale sempre e comunque, sia offline che online;
  • nel momento in cui la diffamazione avviene dove non può essere letta da nessuno, è sempre diffamazione ma ha un peso relativo; se la diffamazione avviene dove può essere letta da tanta gente e, soprattutto, da tanta gente che ha un interesse settoriale nel merito della diffamazione in atto, resta diffamazione ma con un'aggravante ("mezzo di pubblicità");
  • i regolamenti dei forum/siti/blog/sarcaz volti a permettere agli admin di "pararsi" non hanno valore legale alcuno, dal momento in cui se gli interventi sono preventivamente moderati e contengono diffamazione, l'admin è considerato responsabile perché ha esplicitamente approvato la pubblicazione di quell'intervento; mentre se i commenti non sono moderati e contengono diffamazione, l'admin è considerato comunque responsabile perché ha implicamente approvato.

Ora non so come procederà il caso di cui sopra. Magari andranno a un secondo grado di giudizio, magari no. In fondo in Italia sono previsti tre gradi di giudizio e fino all'ultimo non si può dire nulla di definitivo.

Quello che mi sembra sia accaduto è, tuttavia, semplicemente riconducibile a una certa "leggerezza" nell'approccio con la rete e con le parole scritte in rete. A tal proposito sarebbe interessante comprendere per quanto tempo le volgarità sopra riportate siano state tollerate all'interno del forum in questione, senza alcun intervento da parte di un moderatore. Perché, forse, se fossero state prontamente censurate ( :!: ) nel caso in cui ciò non sia accaduto, non si sarebbe arrivati a un procedimento legale.

Insomma... ci sarebbe molto di più da sapere, prima di poter arrivare a valutare quanto corretta o meno possa considerarsi questa sentenza, ammesso ma non concesso di poter avere una formazione sufficiente per poter effettivamente esprimere un giudizio di sorta a tal riguardo.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 14/05/2013, 23:10
di SeanMacMalcom
nihal87 ha scritto:Certo è che internet non può essere regolata in questo senso.
Lo può essere nei singoli blog o forum, ma in altri modi no!
Vuoi denunciarli per diffamazione? Va bene, ma mettere dei paletti preventivi su internet sarebbe l'inizio della fine.


Domanda volutamente provocatoria (e che non rispecchia il mio personale parere sulla faccenda, ma che mi permetto di esprimere giusto per il piacere della dialettica)...

Perché ogni aspetto della nostra esistenza può prevedere dei paletti preventivi, mentre internet non dovrebbe prevederne alcuno? Cosa rende internet tanto speciale da poter essere territorio franco per ogni libertà espressiva, anche in termini che non tollereremmo in qualunque altro contesto?

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 15/05/2013, 8:09
di saxosax
VI faccio notare una cosa che non è banale: nel caso in questio ne di cui Sean ha riportato altri stralci che si aggiungono a quelli del sito di Repubblica non stiamo affatto parlando di diffamazione. Diffamare significa diffondere informazioni false e non è per questo che, mi pare di capire, la blogger sia stata condannata. Lei è stata condannata per la pesantezza dei commenti e per l'intento denigratorio degli stessi, cioé per reato d'opinione, esistono molti casi in italia di giornalisti e blogger accusati e a volte condannati per questo, tra cui alcuni casi molto eclatanti in cui il condannato aveva detto una cosa assolutamente vera (confermata per esempio da altre sentenze giudiziarie) ma a detta del giudice con termini troppo pesanti. Un esempio è la condanna a carico di Marco Travaglio di qualche anno fa per il suo intervento su "Che tempo che fa".
L'impressione che molti hanno è che il reato d'opinione (caso quanto meno raro nel mondo) venga usato come scusa per attaccare quei siti che cercano di fare un'informazione alternativa alla stampa riconosciuta, facendo passare per diffamazione davanti all'opinione pubblica qualcosa che con la diffamazione non ha niente a che fare e screditare così l'informazione data. Non so se sia il caso specifico citato, ma è sicuramente un problema grave degli ultimi tempi ed è per questo che molti gridano alla censura.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 15/05/2013, 9:08
di SeanMacMalcom
saxosax ha scritto:non stiamo affatto parlando di diffamazione. Diffamare significa diffondere informazioni false e non è per questo che, mi pare di capire, la blogger sia stata condannata


Temo che la tua interpretazione sia affrettata, forse influenzata da emozioni personali sulla questione. :)
Per il diritto italiano, a dispetto di quanto si voglia troppo sovente semplificare, diffamazione NON significa soltanto "diffondere informazioni false". Ma anche, e semplicemente, offendere l'altrui reputazione.

Come sopra riportato, la sentenza dice chiaramente:
del delitto previsto e punito dagli artt. 81 cpv. e 595, commi 1, 2 e 3, c.p.,


Ossia, in ordine:
Articolo 81. Codice penale
Concorso formale. Reato continuato.

Comma 1. È punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave aumentata fino al triplo chi con una sola azione od omissione viola diverse disposizioni di legge ovvero commette più violazioni della medesima disposizione di legge.

[...]


Articolo 595. Codice penale
Diffamazione.

Comma 1. Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito [c.p. 598] con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.

Comma 2. Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065 (3) (4).

Comma 3. Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico [c.c. 2699] (5), la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516 (6).

[...]


Sulla base di quanto sopra, e sulla base degli atti:
In particolare, pubblicando tali asserzioni sul citato sito internet, affermava che:
  • la casa editrice Z[…] doveva essere considerata “a pagamento”;
  • ST aveva offeso ed insultato LR, con parole in realtà mai pronunciate dall’interessata;
  • apostrofava gli editori a pagamento, tra i quali includeva ST con gli epiteti “cloache editoriali”; “truffatori”; “signori truffa”; “cosche mafiose” “strozzini” e simili;
  • attribuiva a ST affermazioni e frasi mai profferite;
  • diffondeva immagini virtuali riferibili a ST atte a ridicolizzare la stessa;
  • indicava la casa editrice Z[…] come “stampatore, editore che non offre distribuzione e produzione e produttore di libri di pessima qualità”;
  • offendeva direttamente ed esplicitamente ST con i seguenti epiteti “arpia”; “repressa del cazzo”; “urticante peggio di una medusa”; “non ha altro da dire che non siano le solite stronzate”.

cosa abbiamo?!

Abbiamo:
  • comunicando con più persone: e su questo direi che non c'è bisogno di commenti;
  • nell'attribuzione di un fatto determinato: la casa editrice Z[…] doveva essere considerata “a pagamento”; nonché indicava la casa editrice Z[…] come “stampatore, editore che non offre distribuzione e produzione e produttore di libri di pessima qualità”;;
  • offende l'altrui reputazione: apostrofava gli editori a pagamento, tra i quali includeva ST con gli epiteti “cloache editoriali”; “truffatori”; “signori truffa”; “cosche mafiose” “strozzini” e simili; nonché offendeva direttamente ed esplicitamente ST con i seguenti epiteti “arpia”; “repressa del cazzo”; “urticante peggio di una medusa”; “non ha altro da dire che non siano le solite stronzate”;
  • con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico: e su questo la sentenza chiarisce che il sito in questione costituisce la base per la costruzione di un gruppo settoriale di interesse, composto da scrittori esordienti, o aspiranti tali, mediante la discussione di temi comuni;
  • commette più violazioni della medesima disposizione di legge: anche questo si commenta da solo, visto il numero di insulti sopra citato.

In altre parole... dura lex, sed lex. Come dicevo.
Si può non essere "politicamente" d'accordo con la legge. Ma è la legge.

Per inciso: il reato di opinione, che tu citi nel tuo intervento, non esiste all'interno della giurisprudenza italiana. Non nel senso stretto del termine, quantomeno, tale da poter portare qualcuno a essere condannato per reato d'opinione.

Come chiarisce anche l'Enciclopedia Treccani:
Reati di opinione

Espressione comunemente usata per indicare una categoria di reati che comprende gran parte dei delitti contro la personalità dello Stato, con particolare riferimento ai reati di propaganda e apologia sovversiva, nonché di vilipendio della repubblica e delle istituzioni costituzionali. Tale denominazione deriva dalla circostanza che la condotta integratrice del reato consiste nella manifestazione di un’opinione aggressiva dell’altrui sfera morale, ovvero non rispettosa dei parametri costituzionali previsti in tema di libertà di pensiero. La materia è stata modificata dalla l.n. 85/2006 che, in relazione ai reati contro la personalità dello Stato, si è posta l’obiettivo di concretizzare un adeguamento di tali fattispecie alle esigenze già emerse negli anni precedenti: difatti, le norme contenute negli articoli del titolo I del Libro II del c.p., oggi novellati, sono il portato storico di una concezione sociopolitica da tempo superata e incompatibile con il nuovo assetto di valori delineato dalla Costituzione. L’attuale disciplina, infatti, elimina dal codice penale alcuni delitti contro la personalità dello Stato che non hanno trovato larga applicazione e che comunque non rispondono alle attuali esigenze di tutela: attività antinazionale del cittadino all’estero (art. 269 c.p), propaganda e apologia sovversiva o antinazionale (art. 272 c.p.), lesa prerogativa dell’irresponsabilità del presidente della Repubblica (art. 279 c.p.), delitti contro i culti ammessi dallo Stato (art. 406 c.p.). Al contempo, altre ipotesi di reato, sempre inerenti alla manifestazione di opinioni e ideologie politiche, sono state modificate in modo che la condotta costitutiva si caratterizzi non per «fatti diretti», bensì per «atti violenti diretti e idonei»: tale, per es., il nuovo testo degli artt. 241 (attentati contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato), 283 (attentato contro la costituzione dello Stato) 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali) del codice penale. Non subiscono modifiche l’apologia di delitti ex art. 414 c.p. e l’istigazione a disobbedire alle leggi di cui all’articolo successivo.

Re: il comportamento dei singoli nella rete

MessaggioInviato: 15/05/2013, 9:26
di SeanMacMalcom
Un aneddoto personale...

Dove abito ora, purtroppo, trovare parcheggio è un'impresa e, dopo una data ora, è impossibile.
Sono in una zona di tutte viuzze a senso unico, piena di passi carrai che da soli occupano praticamente tutto lo spazio disponibile. Per questa ragione, dopo le 20 in genere le auto iniziano a occupare le strisce pedonali e dopo le 21 vengono addirittura abbandonate in seconda fila in mezzo alla strada, facendo attenzione a disporsi in maniera tale che, sfruttando i passi carrai, non blocchino nessuno nel caso in cui si debba uscire.
Questa è la consuetudine. Ma la consuetudine non può essere considerata legge. E, anzi, nel contesto del codice stradale è addirittura un comportamento sanzionabile.

Così, qualche settimana fa, dopo aver lasciato l'auto sulle strisce dalle 22 alle 6 del mattino, mi sono ritrovato una multa di 84 euro con orario 1.42, che mi contestava di aver lasciato l'auto sulle strisce.
Potevo dire qualcosa in mia difesa? No. Perché il mio comportamento era nell'illegalità e come tale è stato punito. Insieme a un'altra ventina di persone che come me, quella notte, avevano lasciato le auto dove non avrebbero dovuto.
E' stato un complotto da parte dei vigili urbani, per racimolare soldi facili? Opinabile e sicuramente fazioso da parte mia pensarlo, in quanto imputato e condannato.
Anche in questo caso: dura lex, sed lex.

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