LA CITTADELLA 

 

Polvere rossa si sollevava sbuffando, ad ogni passo. Tutt’intorno a loro i riflessi infuocati del sole. GiuLia e Fra camminavano dietro a CristianDuan e osservavano i cavalieri della Cittadella con grande interesse.

 

Centinaia di tende ordinate, ognuna uguale all’altra, disegnavano un motivo geometrico, che ricopriva il grande rettangolo del campo. La loro guida indicò l’armeria del campo da cui proveniva un vivace brusio. La tenda, molto più ampia delle altre, era al centro di un continuo movimento. Chi aveva già ritirato la propria arma si allontanava di buon passo, mentre altri varcavano la soglia con la faretra vuota o una spada dalla lama smussata; qualcuno si soffermava appena fuori per soppesare la propria spada, accennando qualche affondo.

Superata l’armeria, raggiunsero la cucina della Cittadella, dove alcuni soldati erano impegnati nella preparazione del pranzo. Voci allegre risuonavano in tutti gli spazi comuni. Fra si chiese chi fossero quegli uomini.

Eroi o mercenari, uomini pieni di ideali o privi di scrupoli… Qual era la risposta?

Probabilmente l’una e l’altra: secondo le parole di CristianDuan, la Cittadella era un insieme di uomini molto diversi. Si chiese quanti di loro avevano lasciato una moglie e dei figli ad aspettarli e quanti invece, spinti al Confine dalla solitudine, non avevano una casa dove tornare.

 

 

 

 

 

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